''Se non vedo'' di Rosy Romeo

Pubblicato il da Rosy e Salvo

''Se non vedo'' di Rosy Romeo

Se non vedo

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

(Gv 20, 19-31).

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Il primo giorno della settimana Gesù risuscita. E’ la nuova creazione, il tempo in cui la morte non può vincere la vita, il tempo in cui si rivela pienamente la sua sovranità. Egli è il Re dell’universo, ma per essere il Re dei re, non si fa da parte, continua la sua missione. Certo che proprio il giorno della sua resurrezione si dà un gran da fare! Appare a Maria Maddalena, accompagna nel loro cammino i discepoli di Emmaus e ora va a trovare gli Apostoli nella casa, entra a porte chiuse e si pone in mezzo. Non si fa vedere su un trono, non si manifesta come un capo, ma sta in mezzo, uno della sua comunità, uno che tutti possono contemplare senza timore perché è sullo stesso piano. Dà la pace, perché Egli è il Signore della pace, anzi è Lui stesso pace, e soffia su di loro per riempirli di Spirito Santo. Lo Spirito viene donato per trasformare gli apostoli in Apostoli, uomini nuovi, creati ex novo. Gli Apostoli continueranno ancora a non capire, escludendo il fatto che sono costretti ad ammettere con se stessi che sì, il Signore è Risorto, ma il loro cuore non è ancora pronto a farsi trasformare dallo Spirito Santo, troppe paure e chiusure.

Manca Tommaso, l’uomo che cerca sempre di capire, che vuole toccare con mano, tanto da passare alla storia come l’incredulo per eccellenza ed essere il prototipo di tutte quelle persone che vorrebbero credere, ma la mente glielo impedisce perché, alla maniera degli scienziati, vuole le prove. Eppure, quando Gesù aveva deciso di andare da Lazzaro, mentre i compagni avevano paura e cercavano di evitarlo perché in Giudea già si sapeva che volevano ammazzare il Maestro, lui era stato l’unico che aveva detto: “andiamo anche noi a morire con lui”. Non aveva detto: “ andiamo a morire per causa sua” oppure “per lui”, ma con lui, cioè insieme.

E allora, se in quella occasione era riuscito ad abbandonarsi completamente, come mai ora non crede alla mirabile notizia. Forse perché non crede alla comunità, perché pensa che siano andati fuori di testa. Eppure Gesù, dalla sua Ascensione fino a oggi, ha affidato alla comunità il suo messaggio, anche se è formata da coloro che avevano abbandonato Gesù, che stavano nascosti perché terrorizzati di fare la sua fine, gente piena di difetti, forse anche di rancori.

Allora credo che Tommaso non sia il prototipo degli increduli, ma di coloro che non si fidano della comunità. Tante persone non credono alla affidabilità della comunità, cioè della Chiesa. Troppi scandali, troppe cattive testimonianze, quindi: “Se non vedo, non credo”. La testimonianza di chi vive la fede, perché sa per certo che Dio c’è, ci ama, ci salva, non viene definita verace. Non stento a credere che Tommaso fosse il discepolo che soffriva più di tutti, perché probabilmente non aveva più la speranza. Questo era stato l’errore di Tommaso: lasciarsi comandare da ciò che la sua ragione, la sua e non quella di Dio, gli suggeriva, fino al punto di dimenticare completamente ciò che le Scritture e Gesù in persona avevano predetto. Così come tantissimi uomini di oggi che non hanno fede e speranza in Dio. Magari riescono a credere agli scienziati, e fin qui si possono capire, ma poveretti quando credono persino ai maghi! La facoltà di credere ci è stata donata gratuitamente e per qualcosa deve essere usata!

Tommaso ha bisogno di Gesù, tuttavia Gesù non gli appare quando è solo, ma otto giorni dopo, e ricordiamo che è ancora Pasqua, cioè il giorno della Resurrezione, sempre in seno alla comunità.

E’ lì che noi troviamo Gesù, nella celebrazione comunitaria dell’Eucaristia, è lì che anche noi possiamo dire: “Mio Signore e mio Dio!” e possiamo gioire della beatitudine, appena annunziata: “Perché hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Beati noi che non abbiamo visto con gli occhi, ma crediamo. Non lasciamo che succeda ancora di dire: “ Se non vedo, non credo”.

Ogni uomo che ritiene esatte le sue idee terrene e imperfette e soffoca la sua anima dietro le sbarre dell’incredulità, viene dominato da una tristezza profonda. L’insoddisfazione insaziabile da cui è afflitto, non sia altro che il lamento cantato dal suo cuore al Signore per l’impossibilità di coltivare quel seme prezioso che è la fede.

E allora abbandoniamoci a Lui in seno alla Chiesa e urliamo : “Mio Signore e mio Dio!”.

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